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Passeggiata culturale a Licata in riflessioni

Lun, Ott 27, 2014

Cultura&Società

Per le budella della Marina, dove il sole penetra a fatica

«In questi ultimi giorni sono stato a Licata. Ho visitato la casa di Rosa; che abbandono e che tristezza! Ti viene un’angoscia profonda e desolante. Difficile trovare le parole giuste per esprimere tanto decadimento.

Che aspettano le amministrazioni (dalla cittadina alla regionale) a rendere decorosa quella casa (magari con un museo) e a risanare la stradina suggestiva e pittoresca che la incassa?!!

Del monumento dedicatole, preferisco non mostrarne la foto: non una musicista, Rosa, ma una venditrice ambulante.»

Avevo scritto su facebook l’appena trascorso uno di settembre, al rientro da Licata, ospite del mio amico Giuseppe Cantavenere, biografo indiscusso di Rosa Balistreri che, nel suo soggiorno in Sicilia (vive infatti a Montecatini Terme), dimora ad un centinaio di metri dall’incanto della baia di “Poliscia” coi suoi gigli protetti fra le dune sabbiose che videro lo sbarco degli Alleati nella drammatica notte del 10 luglio 1943. E avrei lasciato lì (dove c’è stato un vivace ping pong in difesa di Rosa) la mia riflessione se non avessi ricevuto, per l’Alba, l’articolo di Giuseppe che descrive la nostra passeggiata mattutina a Licata con sottile perspicacia narrativa. Quindi, ora, qui a riportarla d’obbligo per dar forza a certe considerazioni dell’amico scrittore sulla Licatese trascurata; non “tanto” amata dalla “sua città” cui ha dato tanto ricevendo poco! Lo dichiara l’animata e suggestiva via Martinez abbandonata a sé stessa, la quale riempie di tristezza coi suoi muri scrostati e l’umidità che pervade le narici, colla casa di Rosa adibita a magazzino e il ballatoio pericolante del balcone di sopra, dove una grossa apertura mostra il cielo che penetra nel degrado dell’angusta via. Il muro basaltico della facciata ha però almeno una lapide, dai “pietosi” caratteri neri scalfiti sul marmo (rinverditeli, almeno!) che ricorda i natali della “Cantatrice del Sud”: «Qui ha vissuto colei che col canto riusciva ad esprimere i dolori e le speranze, le gioie e le paure del popolo siciliano, la “Voce della Sicilia”».

Della statua di Rosa, poi, spinto dai dialogatori, pubblicai anche qualche foto; ne riporto almeno una.

Ora si tratta (non è mai troppo tardi!) – per riprendere suppergiù le parole della mia amica Norma – di rendere onore a chi la sua città ha onorato.

Pino Pesce

 

Già docente di Materie Letterarie negli Istituti Superiori di II grado, si occupa di iniziative che promuovono l’arte e la cultura e/o che riguardano tematiche di forte valenza sociale. Si è anche occupato della divulgazione attraverso giornali vari del folclore, della tradizione e della storia della Sicilia e in particolare di Motta, di cui (come Assessore alla Cultura pro tempore) ha realizzato il volumetto Motta Sant’Anastasia, Guida alla città (Le Nove Muse Editrice,1999).
Dal 1995 al 2000, si è attivamente impegnato nel Rione “Panzera” del paese natale (rinomato in Italia e all’Estero per il gruppo degli Sbandieratori, pluricampioni d’Italia), di cui è stato Presidente dell’Associazione Culturale dall’aprile del 1995 all’aprile del 1998.
Nel 1997 (in occasione della “Festa Grande” in onore della Patrona Anastasia) ha scritto Trapasso di Sant’Anastasia, una sacra rappresentazione negli anni riproposta anche in occasione delle “Feste Medievali”, interpretata e diretta anche da nomi nazionali. Dal 2014 si è dedicato al teatro con interessanti e coinvolgenti rielaborazioni teatrali di cui ne ha curato anche la regia che hanno riscosso un rilevante successo, come “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello e “Rosa Balistreri – A memoria di una Voce”.
Ha curato la presentazione di autori del mondo dell’Arte e della Letteratura e di video documentari a sfondo culturale e sociale, curandone il testo e la regia, che gli hanno procurato (avendoli proposti per le Scuole Medie Superiori) riconoscimenti anche dal Ministero della Pubblica Istruzione.
il professore, collaboratore di quotate riviste culturali: Biologia Culturale, diretta da Gino Raya (uno dei maggiori filosofi e letterati del Novecento, ricordato di recente dal Corriere della sera, dove Pesce veniva annoverato fra i suoi discepoli) ) e Netum, diretta da Biagio Jacono, ha negli ultimi anni, diretto La Svolta, periodico d’informazione e di cultura, e l’Alba, mensile cartaceo d’arte cultura e società, attualmente giornale on line.

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