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Sul Danubio in kayak in nome della pace

Gio, Dic 4, 2014

Cultura&Società, Informazione

Traversata internazionale per la solidarietà e l’avvicinamento dei popoli

Alcuni anni fa, ricordo, c’era la pubblicità di una nota carta di credito che recitava pressappoco cosi: a 20 anni, vuoi il tuo primo vestito, a 35 vuoi un vestito sartoriale, a 50 non vuoi nessun vestito. Questo è quello che è successo a me, solo che ho anticipato la conclusione di 10 anni, ed ho appeso la cravatta al chiodo all’età di 40 anni. Da solo non avrei avuto il coraggio di lasciare un lavoro di Area Manager alle dipendenze di una multinazionale farmaceutica. Nel 2004 ho avuto la fortuna di essere licenziato (si, esatto, ho scritto proprio la fortuna) e da allora mi sono organizzato per fare quello che non riuscivo a fare da dipendente. Ho intensificato i miei viaggi sia come numero, che come durata. A meno di un mese dal licenziamento, ero già in vacanza in Inghilterra. Nel 2005 ho fatto una traversata in solitaria di quasi tutto il Brasile, facendo in modo di: vedere il carnevale nelle varie città (ovviamente anche nel sambodromo di RIO); di attraversare tutta la costa; risalire il Rio delle Amazzoni fino a Manaus, per poi ridiscendere fino a Iguaçu. Casualmente una sera, a Salvator, sono stato anche ospite del camarote del ministro della cultura brasiliana …Gilberto Gil. Sempre nel 2005, partendo dalla Sicilia in auto, sono arrivato fino a Tallin.

Nel 2007, da solo, ho fatto una traversata intercontinentale (Europa ed Asia) a bordo della ferrovia più lunga del mondo, la mitica Transiberiana. Partendo da Mosca, ho attraversato 3 stati: Russia, Mongolia e Cina, per arrivare fino a Pechino. Questa traversata è durata 59 giorni.

A questi sono seguiti altri viaggi, che, fino ad oggi, mi hanno portato a visitare 70 nazioni straniere.

Nel 2014, dopo 10 anni di viaggi intercontinentali, avventurosi ed esotici, ho deciso di cimentarmi in viaggi ancora più avventurosi e ancora più lunghi. Ho quindi deciso di navigare il Danubio, in kayak, dalla Germania (Ingolstadt), fino a Sfant Gheorghe (Romania) sul Mar Nero.

 I NUMERI DI QUESTO VIAGGIO

  • 8 le nazioni attraversate: Germania, Austria, Slovacchia, Ungheria, Croazia, Serbia, Bulgaria e Romania;
  • 4 le capitali europee attraversate (Vienna, Bratislava, Budapest, Belgrado);
  • 2.500 sono i km da percorsi in kayak;
  • 73 sono i giorni impiegati per la traversata, (dal 22 giugno al 3 settembre 2014), di cui 12 dedicati alle pubbliche relazioni;
  • 21 dighe/chiuse superate.

Premetto che prima di questa lunghissima traversata fluviale, avevo percorso solo pochi km con la canoa. Non ero un canoista, non mi sento un canoista neppure dopo aver percorso questi 2.500 km in kayak.

Il mio interesse non era visitare le già conosciute capitali europee, bagnate dal Danubio, ma proprio il fiume stesso ed il suo ambiente, poterlo navigare, meglio ancora a fior d’acqua, cosi come consente di fare una canoa.

 

PREPARAZIONE DEL VIAGGIO

Per me sin dall’inizio, questa lunga traversata internazionale ha avuto il sapore della sfida, dell’impresa fuori dall’ordinario. Pertanto ho cercato di mettere a disposizione:  la mia impresa, i materiali utilizzati e la mia stessa persona, a favore di nobili cause, quali: la Pace, l’ecologia, la solidarietà, l’avvicinamento dei popoli, la promozione delle eccellenze del nostro territorio. Ho cercato ed ottenuto 15 patrocini gratuiti da parte di prestigiosi enti nazionali ed internazionali. Purtroppo ho tanto cercato, ma non ho trovato nessuno sponsor e nessun finanziatore. Tutte le spese affrontate sono state a carico mio. Il kayak utilizzato mi è stato fornito gratuitamente da Fabrizio Messina, patron del prestigioso Circolo Canoa Catania. Il trasporto del kayak dalla Sicilia alla Germania e dal Mar Nero fino alla Sicilia, mi è costato circa 900€. Con il senno del poi, sarebbe stato meglio acquistare un kayak gonfiabile.

Le persone con cui avevo parlato di questo mio progetto, mi avevano fermamente sconsigliato di realizzarlo, dicendo che mettevo a rischio la mia stessa vita. Era un coro unanime, anche di esperti canoisti e di persone che vivono lungo le sponde del Danubio, tutti mi spingevano a rinunciare. Era già troppo tardi, ormai avevo annunciato la mia partecipazione a quest’impresa. Ho preso talmente gusto a questa impresa, al punto che, una settimana prima di arrivare sul mar Nero, volevo prolungarla ed arrivare fino ad Istanbul. Di fatto non avevo: GPS, carte nautiche, vestiti pesanti (la notte calava un bel freddo), appoggio esterno e esperienza di pagaiare in mare aperto. Nonostante tutto, non era questo quello che mi faceva maggiormente paura. Ho sempre considerato l’uomo più pericoloso dell’ambiente e delle sue condizioni. Avevo paura che, quando mi sarei allontanato per procurarmi del cibo e dell’acqua, qualcuno poteva derubarmi del kayak e dei vari materiali, lasciati momentaneamente incustoditi sulla spiaggia. Oppure che, durante la notte, avrei potuto essere derubato e/o aggredito sulla spiaggia. Tutto questo, unito alla necessità di rientrare in Sicilia, mi hanno fatto, molto a malincuore, rinunciare a continuare fino ad Istanbul L

MAGGIORI DIFFICOLTA’

Paradossalmente le difficoltà maggiori sono state quelle relative alla ricerca dei patrocini e degli eventuali sponsor. Questo lavoro di ricerca ha avuto una durata tripla, rispetto a quella dell’intero viaggio.

Diversamente a quanto ho immaginato prima di iniziare la traversata, la parte più difficile non è stata quella di pagaiare tanti km ogni giorno, in qualsiasi condizione meteorologica, ma: la durata stessa della traversata, il cibo offerto, a volte l’assenza di indicazioni in lingua inglese o italiana (dalla Serbia in poi, me la sono cavata con la mia buona conoscenza della lingua rumena). Il forte vento crea delle grandi difficoltà.

In Germania ed ancor più in Austria, anche in piena estate la notte fa parecchio freddo e piove spesso.

Bisogna fare molta attenzione ai gorghi dei fiumi, specialmente sotto i ponti e nella confluenza di altri fiumi. Inoltre nelle capitali europee bisogna fare attenzione ai tanti traghetti veloci ed agli aliscafi, che sfrecciano sul fiume e creano delle onde insidiose. Il fruscio del vento, a volte, non fa udire le imbarcazioni che vengono da dietro.

GIORNATA TIPO

Vorrei portarvi a conoscenza di com’è una giornata tipo di navigazione sul Danubio. I rumori mattutini mi svegliavano prima dell’alba, facevo colazione con quello che avevo comprato nei giorni precedenti, (non dimentichiamo, che nel kayak non c’è frigo, quindi ogni giorno dovevo comprare il cibo che avrei mangiato in serata o il giorno dopo), mi lavavo, smontavo la tenda, sgonfiavo il materassino e il cuscino, raccoglievo le mie cose, le caricavo sul kayak, caricavo a sua volta il kayak sul carrellino, lo trasportavo fino al punto di imbraco, (a volte decine di metri, a volte centinaia di metri), mettevo in kayak in acqua, fissavo il carrellino sul kayak, e finalmente potevo partire per una nuova tappa giornaliera. Raramente, durante la tappa giornaliera, facevo qualche sosta, preferivo fare tutta una tirata. Nel pomeriggio arrivavo nel nuovo posto dove mi accampavo per la notte, sbarcavo con il kayak, di nuovo caricavo il kayak sul carrellino, trascinavo il tutto fino al posto dove si montavo la tenda. Quindi, montavo la tenda, gonfiavo il materassino, sistemavo le cose che servivano per il pernotto (pigiama, torcia, ciabatte, etc). Mi lavavo, (docce o fiume), cercavo il negozio di cibo più vicino, ove possibile cercavo qualche posto per potermi collegare ad internet, aggiornavo il mio diario di viaggio. Di solito, prima della cena, c’era quasi sempre c’è un incontro con una delegazione del comune ove si pernotta, convenevoli e scambio di doni. Facevo il “bucato”. Provavo anche a visitare la località (capitale, città o villaggio) ove pernottavo.

Solo allora ero libero di dedicarmi a qualcosa di diverso dalla traversata sportiva. Questo avveniva ogni giorno e con qualsiasi condizione meteorologica (temporali inclusi). Da quanto si evince sopra, si capisce che di tempo ed energia, da dedicare alle cose diverse dalla traversata vera e propria, ne rimaneva molto poco.

ARRIVO A SFANT GHEORGHE

Non essendo un canoista e non avendo mai affrontato un fiume (eccezion fatta per una discesa del Tevere), durante il viaggio, specialmente nella prima parte, ho avuto una certa tensione, perché non sapevo cosa dovevo aspettarmi. Nel mio immaginario vivevo l’arrivo a Sfant Gheorghe, come il momento della liberazione, della scommessa vinta, della fine delle fatiche. Di fatto, già da qualche settimana prima di arrivare a Sfant Gheorghe, ero molto rilassato e vivevo il tutto come gli ultimi giorni di scuola, quando sono già finite le interrogazioni e si sa che si è sicuramente promossi. A Sfant Gheorghe sono casualmente arrivato insieme a dei compassatissimi canoisti tedeschi, ci aiutiamo a vicenda a tirare le canoe fuori dall’acqua, ed immediatamente dopo, partono strette di mano, abbracci e congratulazioni reciproche. Alcuni occhi, inclusi i miei, diventano lucidi. Si ha la piena consapevolezza, di aver compiuto con successo, la lunga e difficoltosa impresa che ci si era proposto. Finalmente dopo una settimana di lavarsi nel melmoso fiume, ci si può concedere una, quasi normale, doccia calda.

SODDISFAZIONI MAGGIORI

Ovviamente la soddisfazione maggiore consiste nell’essere stato il primo italiano che ha pagaiato più di 2.500 km sul Danubio con un kayak, in ambito del Tour Internazionale del Danubio. Questa impresa risulta ancora più interessante, se consideriamo che non sono un canoista e che prima di questa impresa, avevo partecipato soltanto alla Discesa Internazionale del Tevere, in kayak.

Tra le soddisfazioni di rilievo posso annoverare anche quelle di aver dedicato e messo a disposizione questo mio viaggio a favore di nobili cause, quali:

  • la Pace,
  • l’attenzione per i diversamente abili (Sporting Club Galati);
  • l’ecologia (WWF, Salvati Rosia Montana, Legambiente);
  • l’attenzione per chi è colpito da gravi malattie (L.I.L.T. Lega Italiana Lotta ai Tumori);
  • la giusta motivazione per il raggiungimento degli obiettivi (collaborazione con 2 scuole superiori);
  • l’avvicinamento della società rumena a quella italiana.

Mi ha fatto oltremodo piacere l’aver ricevuto un patrocinio ed un premio dalla città di Galati e dal Comune di Cordareni, un comune in provincia di Botosani, che dista solo pochi km dal confine con l’Ucraina, ma diverse migliaia di km da casa mia, nonché l’aver ricevuto un premio dalla mani di Ivan Patzaichin, il canoista più premiato al mondo.

La parte sportiva del viaggio si è già conclusa, ma rimane aperta la parte pacifista del viaggio stesso. A tal proposito sto collaborando con scuole ed associazioni che stanno portando avanti il tema della Pace. Inoltre, ho già fatto, e continuerò a fare, nelle scuole ed associazioni, dei racconti del viaggio, in cui faccio prevalere lo studio della geografia dei luoghi attraversati, degli usi e costumi delle loro popolazioni, nonché l’aspetto motivazionale volto al raggiungimento degli obiettivi.

A questa mia impresa ho dedicato un blog: www.pipporapisarda.wordpress.com

Giuseppe Rapisarda

Redazione l’Alba

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