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Alle “Ciminiere” di Catania ricordata l’Operazione Husky del 10 luglio 1943

Mer, Lug 11, 2018

Cultura&Società, Eventi

Storici, militari e politici in convegno nella Sala Phil Stern Pavillon

Affollatissimo e seguito attentamente, per circa 4 ore, il covegno tenutosi ieri mattina, 10 luglio 2018, alla Sala Phil Stern Pavillon delle “Ciminiere” di Catania, accanto al Museo dello sbarco in Sicilia degli Alleati la notte fra il 9 e il 10 luglio 1943. Proprio alla memoria del 75° anniversario dello sbarco, l’Amministrazione Comunale etnea, dietro la guida di Salvo Pogliese, anche Sindaco della Città Metropolitana, ha voluto il convegno “Operazione Husky 10 luglio 1943. Tra storia e luoghi della memoria”, vestito con meticolosità e competenza organizzativa dalla Cooperativa sociale “Bios”, di cui è Presidente il dott. Riccardo Tomasello.

Accademici, storici, militari e politici si sono alternati al microfono della conferenza per ricordare questo tragico evento della storia che preparò poi lo Sbarco in Normandia del 6 giugno 1944 rimasto famoso con il nome di D Day. Erano presenti autorità civili e militari, la medaglia d’oro al Valor militare, sergente Andrea Adorno, di servizio al 62’ Reggimento della brigata Aosta di Catania, e il reduce sottotenente Carlo Barbagallo, classe 1921, della Regia aeronautica che combatté a Gela durante lo sbarco.

Dalla rispondenza fra i due sbarchi, pur nella tragicità, è stato affrontato il tema del richiamo turistico che le ragioni dell’economia e dei vantaggi locali, ne fanno una indiscutibile necessità. Quindi la domanda più volte ritornata: «Perché lo Sbarco in Sicilia non gode della stessa fama di quello in Normandia?».

Pogliese, nel dare il benvenuto agli ospiti e al pubblico, ha chiarito perché ha voluto il convegno: «Questo incontro sancisce il rilancio del Museo storico dello sbarco in Sicilia 1943, voluto a suo tempo dal presidente della Provincia, Nello Musumeci. In occasione delle celebrazioni dei 75 anni da quegli eventi, possiamo porre attenzione al turismo storico militare, avvalendoci delle “Norme per la tutela e valorizzazione dei siti legati all’Operazione Husky” appena approvate dall’Assemblea regionale siciliana. Già il prossimo 14 luglio, ci sarà la mostra di auto militari d’epoca che saranno esposte nell’area antistante il Museo, alle Ciminiere di viale Africa. Questo segmento turistico può senz’altro portare flussi aggiuntivi a quelli già esistenti».

L’intervento del Sindaco ha aperto la prima fase del convegno che ha affronta una serie di temi, i quali vanno da quello turistico-sociale a quello storico-educativo, e ha registrato gli interventi di Sandro Pappalardo, assessore regionale al Turismo, Ezio Costanzo, storico e saggista, Francesco Basile, Magnifico Rettore dell’Università di Catania, Claudio Minghetti, Generale Comandante dell’Esercito in Sicilia, Riccardo Tomasello, Presidente Cooperativa “Bios”.

L’assessore regionale al Turismo, Sandro Pappalardo, ha affermato che la Regione Siciliana si è riproposta di dare alla nostra Sicilia una credibilità internazionale; di riaprire i punti di informazione all’aeroporto e al porto di Catania; di destagionalizzare e diversificare l’offerta, puntando sul turismo della terza età e su quello religioso. E ha specificato: «Presto lanceremo nei circuiti internazionali la nostra proposta di turismo storico militare e faremo conoscere il Museo dello sbarco e altre località legate all’Operazione Husky alla stampa internazionale e alle agenzie del settore, a Roma.»

Ezio Costanzo, storico e saggista, si è soffermato sugli aspetti tragici, complice Churchill con i suoi errori strategici, dei 38 giorni di fuoco (fino al 17 agosto) sanguinoso e spietato tra alleati e tedeschi. Fu, sintetizzando Costanzo, un grande dispiegamento di mezzi anfibi, una cruenta tattica militare che lo statista inglese avrebbe potuto risparmiare alla nostra Isola e quindi all’inerme popolazione civile.

Per il prof. Francesco Basile, Magnifico Rettore dell’Ateneo catanese, «l’Università ha un ruolo fondamentale per lo sviluppo del turismo storico e culturale del territorio. Per questo, e anche per favorire il recupero della memoria storica da parte dei nostri giovani, ci stiamo impegnando attivamente nella promozione di un Sistema museale d’Ateneo. E’ inoltre nostro dovere, grazie anche alla competenza e alla professionalità dei nostri docenti, fare rete con le altre istituzioni per valorizzare i complessi museali e gli innumerevoli siti archeologici siciliani».

Il generale Claudio Minghetti, Comandante dell’Esercito in Sicilia, si è augurato che il Museo dello Sbarco venga visitato soprattutto dai giovani: «I ragazzi devono sapere che la libertà e la democrazia vanno custodite, difese e garantite nella quotidianità. Conoscere il passato consente di avere una visione del nostro futuro. Altrimenti si finisce per commettere errori, innescando nuovi conflitti. Ben vengano dunque iniziative come questa di enorme portata storica ed emotiva. Penso ai tanti episodi di brutalità della guerra, a cui non restarono indenni le truppe statunitensi colpevoli di un eccidio all’aeroporto di Biscari. Capire ciò che avvenne nel 1943 ci fa anche comprendere la futura collocazione dell’Italia nel contesto geopolitico internazionale».

Ha chiuso la prima fase degli interventi Riccardo Tomasello, Presidente di “Bios”, chiarendo: «L’ispirazione del nostro lavoro nasce da un passo di Cicerone e in particolare dall’orazione in cui dice: “La memoria è tesoro e custode di tutte le cose”. Vogliamo così eternare la storia dello sbarco in Sicilia valorizzando i luoghi della memoria. Il progetto è inclusivo nel senso che coinvolgerà tanti soggetti».

Ezio Costanzo ha aperto la seconda fase del convegno presentando i relatori veri e propri, tutti nomi di indiscusso valore scientifico: Lucio Villari, Andrea Ungari, Andrea Augello, Alfio Caruso, Ornella Laneri, Mario Farrugia e Giuseppe Castronovo.

Sono stati  richiamati, quindi, nella seconda parte del convegno, i fatti storici dello sbarco dall’occupazione dell’Isola al 17 agosto 1943. Si trattò di una delle più grandi operazioni anfibie della seconda guerra mondiale, cui parteciparono due grandi unità alleate: la 7ª Armata statunitense, al comando del generale George Smith Patton, e l’8ª Armata britannica comandata dal generale Bernard Law Montgomery, riunite nel 15º Gruppo d’armate comandate dal generale britannico Harold Alexander.

Furono 38 giorni di duri e sanguinosi scontri tra truppe italo-tedesche e forze anglo-americane. L’idea tattica di sferrare l’attacco alle potenze avversarie cominciando dalla Sicilia fu di Churchill, considerandola il “ventre molle” da cui iniziare l’occupazione dell’Italia e dell’Europa.

Per la prima volta, le potenti nazioni belligeranti studiarono una tattica con un grande dispiegamento di mezzi anfibi. Lo sbarco fu un vero e proprio laboratorio di innovazione militare, cui presero parte i servizi segreti. Già nei primi giorni arrivarono in Sicilia 2600 imbarcazioni che scaricarono 181 mila uomini, 14 mila automezzi, 1800 cannoni. A fine campagna 500 mila soldati erano nell’Isola. In Sicilia furono compiuti degli errori strategici che vennero ripetuti a Salerno con l’Operazione Avalanche. La storiografia anglosassone ha volutamente sottovalutato lo Sbarco in Sicilia per non sottolineare le perdite subite, le quali sono maggiori (di oltre 2500) da quelle segnalate (circa 5.000) dallo storico militare Santoni in una pubblicazione dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano. Ifatti il numero dei caduti anglo-americani seppelliti nei cimiteri di guerra siciliani sono più di 7500.

L’Operazione Husky si concluse con la conquista della Sicilia, ma senza il successo militare su cui si contava; e codesto anche per la rivalità tra Patton e Montgomery. Nazisti e Italiani, infatti, oltrepassarono lo Stretto di Messina con poche perdite.

Infine altri aspetti culturali e storici, unitamente a quelli turistici ed educativi del Museo dello sbarco e dei luoghi legati alla Campagna di Sicilia, sono stati ulteriormente approfonditi da Antonio Raspanti, Daniele Lo Porto, Salvatore Marino, Carmela Zangara, Giovanni Iacono, Domenico Anfora, Gianfranco Ciriacono e Giambattista Condorelli.

Santy Caruso

Santy Caruso

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