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“Madame Butterfly” di Puccini al “Bellini” di Catania

Mar, Mag 28, 2019

Spettacolo, Teatro

L’AMORE NEL CONFLITTO DI CULTURE DIVERSE, LONTANE E SCONOSCIUTE

Un lavoro insolito e raffinato che non vuol farsi dimenticare grazie alla regia di Lino Privitera, alla bacchetta del  M° Gianna Fratta, al  M° Luigi Petrozziello, direttore del coro,  al soprano Daria Masiero 

Attesissima, al teatro Massimo Bellini di Catania, Madame Butterfly di Puccini, melodramma in tre atti, tratto da una tragedia giapponese con libretto a firma di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa.

Non sono mancati i riscontri numerici di pubblico, che continua nel tempo a gustare le note e orecchiabilissime arie e la struggente storia, la quale si snoda su un conflitto terribile di culture tra loro lontane e sconosciute nel loro specifico peso esistenziale ed identitario. Ciò appare bene sottolineato in questa regia, grazie a Lino Privitera che davvero si impegna per un lavoro che non vuol farsi dimenticare e che per molti versi può ritenersi soddisfatto.

A dirigere l’orchestra, sempre in ottima forma, la bacchetta gentile e vigorosa del M° Gianna Fratta che, insieme al  M° Luigi Petrozziello, direttore del coro,  lasciano soddisfatto il pubblico del 15 maggio.

Un impatto immediatamente efficace va riconosciuto alle scenografie e alle coreografie insolite e anche raffinate, sia per la scelta di un sorprendente minimalismo cromatico: sfondo oro e bianco, su cui si muovevano le macchie di colore altrettanto neutro dei bellissimi costumi dei personaggi, sia per il contrasto bello e inaspettato, ravvisato nelle bellissime figure di uomini a torso nudo, su cui erano inscritti ideogrammi di color nero, e che indossavano tipiche calzature infradito del teatro nipponico e ancora drappi neri. Davvero gradito questo elemento coreografico che ha conferito movimento ed eleganza ad una rappresentazione che purtroppo si presentava, nel gioco dei protagonisti principali perlomeno, assolutamente statica!

Tuttavia, ad onor del vero, andrebbe mosso solo qualche appunto circa la scelta dell’abito della protagonista, il cui modello la ingrassava in modo esagerato, rendendo ancor meno credibile il già discutibile rapporto età cronologica reale, prevista dal copione. Andava valutata in effetti un’altra linea oppure si poteva puntare solo sulla bellezza del mantello senza esporre le abbondanti, seppur belle ma inopportune, forme della brava cantante, e poi saltava all’occhio la qualità dei tessuti del Capitano che appariva scadente e simile ai costumi dei soldatini-giocattolo.

A parte il primo lungo quarto d’ora, in cui bisognava indovinare il canto, poiché lontanissima la voce e quasi assente l’amplificazione, la carenza più evidente e talvolta anche ridicola, risiedeva in una reale assenza di “dialogo” tra i due duettanti: Pinkerton (Raffaele Abete) e Butterfly (Daria Masiero), i quali, mentre si scambiavano parole ardite di passione e promesse d’amore, si ignoravano stando ciascuno al lato opposto del palco, ovunque guardando tranne dove ci si aspetta: negli occhi dell’altro accennando qualche carezza o tenerezza in più. Davvero imperdonabile!

Per il resto, luci e video, davvero belli. Che dire invece dei cantanti? Certamente Daria Masiero regge con vigore il suo ultimo tempo e si lascia applaudire con meritato consenso, anche se il pubblico non comprende la scelta del regista di un harakiri che conduce al suicidio con il taglio della gola.

Raffaele Abete non sfigura, ma la leggerezza timbrica, seppur pertinente, non innamora. In ottima forma Suzuki (Ilaria Ribezzi), Sharpless (Enrico Masucci), Goro (Enrico Zara), il principe Yamadori (Gianluca Failla), lo zio Bonzo (Francesco Palmieri), Il commissario (Salvo Di Salvo), l’ufficiale (Gianluca Failla).

La valutazione generale della rappresentazione risulta più che soddisfacente sia per la presenza già elencata di elementi di pregio, sia perché effettivamente assenti note negative, tuttavia non spicca il volo poiché talvolta si siede, rimanendo impantanata ed inespressiva nelle azioni, mancando di mordente e passione sufficientemente coinvolgenti.

Norma Viscusi

Norma Viscusi

Pianista. Insegna Musica nella sc. Media Q. Maiorana di Catania. Ha conseguito anche il Magistero di Scienze Religiose presso IRSS San Luca di Catania, Facoltà di teologica di Sicilia. Il suo interesse è poliedrico: musica, arte, cultura, volontariato e giornalismo. Collabora come editorialista, freelance, con diversi periodici e quotidiani. Fra questi Freedom 24, Zona franca, l’informazione, Aetnanet, Newsicilia, l’Alba. Ha pubblicato saggi di letteratura religiosa sulla Scapigliatura, Lo spazio di Dio in Tarchetti in La letteratura e il Sacro, narrativa e teatro, cura di F. D.Tosto, vol. IV ed. ESI, 2016 Napoli e per la collana “Nuova Argileto”, La Scapigliatura. Tra solitudine e trasgressione, Lo spazio di Dio in Tarchetti, Rovani e Dossi. ed. Bastogi, 2019 Roma. Ama dedicarsi in modo particolare a recensioni musicali e teatrali.

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