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Aboliamo le giovanili di partito!

Lun, Mar 5, 2012

Cultura&Società

Giovanili di partito, parcheggio per soggetti troppo giovani

 Non avrei mai pensato, fino a qualche tempo fa, di poter scrivere un pezzo del genere. Io, assiduo frequentatore delle segreterie di partito in qualità di “giovane”; io, orgoglioso di far parte di una giovanile, speranzoso di poter essere promosso, un giorno, nel partito degli adulti in occasione di un improbabile cambio generazionale.

Ma cos’è oggi una giovanile di partito se non un parcheggio per soggetti troppo giovani per essere considerati adulti e troppo sognatori per essere considerati politici?
In un momento storico in cui la comunità necessita di risposte concrete, che senso ha accapigliarsi per congressi fatiscenti, incarichi tematici, tessere di plastica e bandiere sconosciute?
Sostenere che sia opportuno abolire le giovanili di partito si traduce nel credere profondamente nel talento creativo dei giovani; quel talento apparentemente applaudito dagli adulti, sventolato durante le campagne elettorali ma, in realtà, temuto.
Perché per eliminare la concorrenza politica in un mercato in cui l’offerta è stabile da trent’anni, si creano dei contenitori ghettizzanti, stile riserva indiana, in cui i giovani tesserati si confrontano tra di loro e, ben che vada, si eliminino a vicenda, stanchi di sacrificare il proprio tempo per rincorrere una chimera.

In tutto questo i “grandi” non si limitano ad osservare la mattanza dei talenti ma manovrano i fili del teatrino, fomentando i ragazzi più servizievoli, scagliandoli contro gli scocciatori, quei ragazzi che iniziano a scalciare per chiedere spazi, appassionandosi di politica territoriale, stufi di filosofeggiare durante le politologhe riunioni a cui sono chiamati a partecipare.

Nella giovanile, infatti, non si può che fare filosofia politica, evitando le indignazioni di piazza e preferendo confrontarsi su strategie e giochi di correnti interne; dal momento che il partito non ha alcun interesse a far appassionare i propri giovani all’azione politica reale, fatta di territorialità, rappresentanza, presenza costante nei luoghi del bisogno sociale. Dunque avviene che nel raro momento del ricambio generazionale si mettono in campo giovani filosofi con poca esperienza amministrativa e molta parlantina prolissa, con lo sconfortante risultato che il mondo esterno non percepirà alcuna differenza tra giovani appena entrati in gioco e vecchi appena usciti dalla scena.

Si avranno giovani spaesati tra i retaggi dell’entusiasmo che fu e la cruda pragmaticità dell’agire amministrativo.

La politica giovanile dovrebbe vivere d’entusiasmo, di proposte ascoltate, di futuro e formazione; essa non può essere percepita come pratica idolatrica di un simbolo partitico, non può ridursi a lotte intestine nella spartizione di cariche fasulle, frutto di gratificazioni correntizie; non può ridursi a mera illusione, vivendo una realtà nella quale ci si sente sinceramente diversi dalla politica dei grandi ma in cui ci si comporta allo stesso modo, trasponendo le pratiche di cattiva politica in una realtà che, a differenza di quella dei grandi, non presenta interessi occulti, in cui in gioco non c’è una candidatura alla camera, ma una semplice pacca sulla spalla da parte del deputato di turno.

Per questo ritengo che sia fondamentale abolire le giovanili di partito; per aprire le porte del ghetto giovanile ed invadere gli spazi che appartengono alle nuove generazioni; per sommergere l’ignoranza diffusa tra le istituzioni politiche con il sapere dei giovani universitari; per concentrare tutto il tempo intriso di passione su obiettivi che potrebbero ridefinire il futuro della comunità nella quale viviamo.

“Nulla da perdere se non le vostre catene” e i giovani hanno il dovere di rompere il violento legame all’ombra di una deputazione; hanno il diritto di puntare, senza mezzi termini, all’obiettivo più grosso, più ambizioso: governare il proprio territorio con la determinazione, la creatività, la dirittura morale posseduta solamente da un giovane non contaminato dalle logiche del potere interno che incancrenisce il ricambio, amputa il nostro domani.

Danilo Festa

Danilo Festa

E’ laureato in Scienze Politiche. E’ consigliere comunale. Fa parte del coordinamento del comitato “No Discarica” di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia. Collabora con il periodico “l’Alba”.

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