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“Comizi d’amore- Per una cultura dei diritti LGBT a Catania”

Mer, Mar 21, 2012

Eventi, Informazione

foto da sx: Berretta, Patané, Torrisi, Finocchiaro

Al Cortile Platamone rendez-vous per il naturale e libero godimento dei diritti civili

Dopo il gravissimo episodio di violenza che a Catania, nel giorno di San Valentino, è stato perpetrato ai danni della giovane trans Michelle Santamaria, sembra ancora più urgente discutere del naturale e libero godimento dei diritti civili senza che l’autoreferenzialità marcescente di noiosi incontri-dibattito blocchi la sensibilizzazione delle coscienze sul nascere.

Il 19 Marzo un interessantissimo rendez-vous sul tema dei diritti civili GLBT (gay, lesbiche, bisessuali e transessuali) dal titolo “Comizi d’amore – Per una cultura dei diritti LGBT a Catania” si è tenuto al cortile Platamone di Via Vittorio Emanuele, organizzato dal Partito Democratico e dai Giovani Democratici del capoluogo etneo, col sostegno di diversi esponenti nazionali e regionali del PD, della CGIL, oltre che dell’Arcigay e di altre associazioni promotrici della parità di diritti, con la diretta partecipazione del capogruppo PD al Senato Anna Finocchiaro, del Presidente nazionale dell’Arcigay Paolo Patanè, del segretario dei Giovani Democratici della provincia etnea Damiano Pagliaresi e del responsabile nazionale Diritti Civili GD Fabio Astrobello. A presenziare l’incontro in qualità di moderatore è stato il giovane responsabile Cultura del PD etneo Jacopo Torrisi che, dopo avere invitato le diverse personalità politiche presenti in sala a portare i loro saluti all’interno del consesso (dalla parlamentare Raia a Rosario D’Agata, dal deputato Berretta a Luca Spataro, tutti firmatari dell’appello al sindaco Stancanelli perché sia istituito a Catania il registro delle coppie di fatto), ha lasciato che gli ospiti del tavolo di dibattimento intervenissero autorevolmente nel merito della questione. Lo stesso Torrisi apre affermando come Catania sia stata da sempre città d’avanguardia nel rispetto delle libertà individuali e che, dopo l’increscioso episodio di violenza discriminatoria del 14 febbraio, ciò che ha fatto più rumore del fatto in sé sia stato il silenzio delle istituzioni sull’accaduto. «Si ha il dovere politico-istituzionale” – dice Torrisi  –  di portare avanti quest’impegno ma tutte le forze politiche devono unirsi in questa battaglia, perché il rispetto dell’esistenza di tutti in accordo con la Costituzione non deve essere appannaggio della sola sinistra». Nonostante l’iniziativa, dunque, graviti sotto il gonfalone del PD, l’auspicio di tutti i rappresentanti, filo rosso comune ai diversi interventi, è che nessuno spazio debba essere concesso, né del tempo sprecato dietro i soliti giochetti politici al massacro reciproco. Ricco di sostanza – come poi non ha mancato di osservare in seguito Patané – si è dimostrato il contributo di Damiano Pagliaresi che ha posto l’accento sul bisogno di riformulare il lessico perché l’orizzonte cui mirare sia quello della parità di diritti non già dei «temi eticamente sensibili», alibi linguistico capace solo di travestire di falso dinamismo una fin troppo consueta incapacità di fare democrazia. Se il quadro politico nazionale appare sconfortante, le realtà locali – e soprattutto quelle giovanili –   lasciano ben sperare: così afferma il Presidente Nazionale dell’Arcigay Paolo Patanè, il quale sottolinea che «troppo spesso si parla di diritto come se fosse qualcosa di negoziabile, come se gli omosessuali fossero uguali al 75% e c’è sempre un’attesa da attendere» ed aggiunge inoltre che «se la Corte di Cassazione ribadisce con la sentenza 4184 del 15/03 una legge vecchia di due anni che definisce la dignità costituzionale delle coppie di fatto e di tutti i vincoli more uxorio, e sostiene che i sessi dei nubendi non siano affatto un ostacolo, il problema vero di questa impasse sta nella politica che si arroga il diritto di sottrarre prepotentemente diritti alla comunità che, invece, dovrebbe rappresentare». «Perché – dice Patané – parlare di aggravante contro l’omofobia quando sarebbe più egalitario estendere a tutti i cittadini la Legge Mancino (legge del 1993 per la repressione contro i crimini d’odio, ndr)? Perché parlare di unioni civili e non di matrimoni per tutti? Quanto ancora dev’essere detto da gente e tribunali prima che alle cose sia dato il loro nome?» E conclude su un punto nodale: «Parlare di registro delle unioni civili, pur se nel quadro territoriale etneo, è parlare di un gesto simbolico che nulla ha a che vedere  con i diritti concreti. Se discutiamo ancora di questo siamo lontanissimi dall’obiettivo». La ruota dei contributi ultima il giro intorno all’On. Finocchiaro la quale asserisce che discutere su questi temi in tempi di crisi non sia un mero capriccio dal momento che «la crisi va affrontata col massimo della coesione sociale che tenga conto di riconoscimento diritti ed affidabilità reciproci»; dopo avere elencato l’excursus legislativo parlamentare, nazionale ed europeo, avviato purtroppo soltanto a partire dal versante discriminatorio, il capogruppo al Senato del PD accenna con disappunto alla tormentata situazione italiana che vede forze politiche tra loro assai distanti privilegiare improbabili assi d’intesa contro «lo scandalo dell’accoglienza» e lasciare così che «posizioni soggettive abbiano la meglio sulle libertà proclamate dalla grandezza della Costituzione Italiana». Da non tralasciare, infine, il contributo di Fabio Astrobello che, dopo avere ricordato l’aggressione subita il giorno prima da due omosessuali a Varese, ha completato la variegata sequenza d’interventi sostenendo come fondamentale sia «creare la cultura della differenza». Non bastano i ritocchi giurisdizionali, dunque; la legge da sola non è sufficiente a ricoprire di rispetto verso l’altro le voragini d’insensibilità lasciate dal machismo imperante e dagli orrori concettual-lessicali che ci portiamo dietro da tempo immemore. «Ogni uomo è diverso nella sua cultura fisica e nella sua combinazione spirituale. Tutti gli uomini sono a loro modo anormali, tutti sono contro natura. Atto di prepotenza contro l’uomo è andare contro la sua natura.» Queste, in sintesi, le parole che il poeta Giuseppe Ungaretti offrì al microfono di Pier Paolo Pasolini e che lo scrittore e regista inserì nel suo film-documentario Comizi d’amore del 1965: a riportarle all’attualità dell’incontro etneo, Giorgia Musmeci, responsabile Diritti Civili dei Giovani Democratici di Catania la quale ha approfittato dello spazio per ricordare che il 21 Marzo sarà la giornata contro la discriminazione e che in 35 piazze italiane l’UNAR (Ufficio Nazionale Anti-discriminazioni Razziali) ha promosso diverse manifestazioni e catene umane per dire NO a tutti i razzismi.

A CATANIA l’appuntamento sarà a Piazza Università alle ore 10,30: un bel modo per salutare la primavera e celebrare questa giornata proclamata dall’Onu per ricordare le 69 persone che manifestarono contro l’apartheid e che furono uccise il 21 marzo1960 a Sharpeville dalla polizia del Sudafrica.

Giorgia Capozzi

 

Giorgia Capozzi

Laureata in filologia classica e collaboratrice del periodico l’Alba, eternamente insoddisfatta e perfezionista; adora l’ozio letterario e creativo («una chimera, ahimè, in tempi di studio “a cottimo”» come dice), la musica, i giochi di parole e da tavolo, le scene cult e gli aforismi, a patto che siano nuovi e calzanti («digerirei – afferma – le citazioni anonime da Baci P. solo se pronunciate con l’autorevole disinvoltura con cui Humphrey Bogart ordinerebbe un J&B con ghiaccio». Ancora. «Scapperei con Jack Nicholson anche domani: se mi assicurasse di sapere scrivere come Calvino e sedurre ritmicamente come Bregovic, lo mollerei perché sarebbe un concentrato di perfezione! Per ora vi basti sapere che più dell’essere umano amo l’artista che è in lui, tranne quando non reputa un crimine abbinare l’aggettivo “solare” a qualcosa che non sia una crema.»).

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