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Spettacolarità e fede nella Settimana Santa di Paternò

Gio, Mar 26, 2015

Informazione

Rituali e mistero religioso rinsaldano i legami sociali e l’appartenenza alla comunità

I riti della Settimana Santa a Paternò rispecchiano la devozione dei paternesi che vivono con grande intensità le solenni funzioni pasquali.
Essi iniziano liturgicamente con la Domenica delle Palme o più propriamente Domenica della Passione del Signore, con cui inizia l’annuale celebrazione della Settimana Santa, nella quale vengono ricordati e celebrati gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù.

La Domenica delle Palme, che ricorda l’“entrata trionfale” di Gesù a Gerusalemme, giunge quasi a conclusione del lungo periodo quaresimale, iniziato con il Mercoledì delle Ceneri e che per cinque liturgie domenicali, ha preparato la comunità dei cristiani, nella riflessione e penitenza, agli eventi della Settimana Santa. Davanti a tutte le chiese, già dalle prime ore del mattino, le infiocchettate bancarelle e i richiami dei venditori di palme e rametti d’ulivo donano all’atteso evento religioso una nota di folcloristico colore…

Al termine della Santa Messa, preceduta da una partecipata processione, i fedeli portano a casa i rametti di ulivo benedetti, scambiandone parte con parenti ed amici. Quest’usanza di portare nelle proprie case l’ulivo o la palma benedetta ha origine soltanto devozionale, come augurio di pace; le palme vengono conservate per un anno intero e poi bruciate per evitare profanazioni. Rappresentano la benedizione che entra in tutte le case, ma ad essi la tradizione popolare conferisce potere anche salvifico, impiegandoli oggi nella generica funzione protettiva delle mura domestiche e in passato in diversi riti di allontanamento di mali e pericoli, come ad esempio la collocazione di croci fatte di ulivi e gigli in mezzo ai campi coltivati, per scongiurare improvvise intemperie.  

Il Giovedì Santo si inaugura il triduo pasquale, dandogli solenne inizio con la messa in Cena Domini. In ogni chiesa si rinnova l’antica tradizione dei cosiddetti “Sepolcri” con l’allestimento di pallide piantine di legumi germogliati al buio, addobbati con fiori e fiocchi colorati che vengono religiosamente composti ai piedi dell’Altare della Riposizione. Quella dei “sepolcri è una pratica antichissima e nota già ai greci che la eseguivano durante le feste consacrate ad Adone, dio fecondatore della Terra e che pone in esplicita corrispondenza i cicli della vegetazione e della produzione agricola con il potere “vivificante” della divinità che, sola, può garantire i buoni frutti.

Il clou delle celebrazioni pasquali restano sempre le processioni storiche del Venerdì dell’Addolorata e del Venerdì Santo.

E’ festa di popolo: una moltitudine di gente assiste alle manifestazioni della Settimana Santa a Paternò. Alla folla di paternesi si aggiunge lo stuolo di forestieri accorsi per il fascino e la fama delle processioni: caratteristico il lento incedere per le vie della città dei pesanti simulacri portati a spalla da cittadini devoti, mai stremati dal gradito sacrificio, al suono di elegie funebri suonate da bande cittadine. Quella dei portatori dei due simulacri è una delle tradizioni della Città strettamente legata alla Pasqua, ed in particolare al Venerdì dell’Addolorata e al Venerdì Santo, in quanto nel passato vigeva l’uso di tramandare di padre in figlio il diritto a portare a spalla le due monumentali vare. I fercoli sono molto grandi, basti pensare che i portatori dell’Addolorata sono 34, che durante la processione si alternano tra circa 80 devoti , mentre quelli del Cristo Morto sono circa 50, su oltre un centinaio di devoti che si danno il cambio.

Tutto segue un copione millenario: la processione del Venerdì dell’Addolorata inizia il suo percorso dalla bellissima chiesa barocca di “Santa Margherita” per poi sfociare, con grande effetto scenografico, in Piazza Indipendenza. Dall’antica piazza Canali, salotto di Paternò, la processione dell’Addolorata, prosegue, tra ali di devoti, per via Garibaldi e poi ecco piazza Quattrocanti, dove  la Madonna viene accolta da un fiume di gente silente e compartecipe del dolore della Madre che cerca il Figlio. Dopo il Suo mesto peregrinare per le vie della città, la Madonna Addolorata trova ricovero presso la chiesetta di Cristo al Monte, splendido gioiello barocco, fino al venerdì successivo quando si ricongiungerà con il Figlio Morto nella chiesa Santa Maria dell’Alto. E l’angoscia della perdita, della morte e della separazione trova il suo culmine catartico nella processione del Venerdì  Santo che porta per le strade della Città l’effige del Cristo Morto, la processione che lo storico locale Nino Tomasello ama definire “Il Grande Funerale”. Ciò che si fa a Paternò, la sera del Venerdì Santo è quasi una riproduzione di ciò che avvenne realmente nel primo pomeriggio, prima del tramonto del sole, di quella Vigilia del “Grande Sabato” della Pasqua ebraica: già dal pomeriggio il popolo dà la scalata al colle, per assistere alle sacre funzioni e alla processione più sentita e partecipata dalla Città che prende il via soltanto all’imbrunire.

Davanti la chiesa di Santa Maria dell’Alto, a’ Matrici, i due simulacri escono e sfilano per le vie della città. Anticamente, il Venerdì Santo, quando usciva la Madonna Addolorata dietro il Figlio Morto, dodici canonici scendevano in processione dalla Chiesa Madre con le cappe magne, mantelli di seta lunghi 6-8 metri, paramenti sacri color porpora o viola, con bordi di pelle di ermellino, che strisciavano e frusciavano per la scalinata settecentesca della Chiesa Matrice e per le vie. Ed era uno spettacolo assai suggestivo ed evocativo a vedersi. Va ricordato che Il privilegio pontificio che avevano i Canonici di Paternò di portare la cappa magna si deve al concittadino Gian Battista Nicolosi che era il segretario del Papa. In occasione della Pasqua 2015 le cappe magne si possono ammirare presso il percorso sulla Pasqua allestito nella Chiesa di San Domenico al Rosario.

Oggi, come ieri, apre la processione del Venerdì Santo una donna , che raffigura la Veronica e porta in mano uno stendardo o panno di lino bianco in cui é effigiato il Volto Santo di Cristo.

Seguono le Crocerossine, le Donne di Carità, nerovestite, e varie associazioni cittadine. I soci delle confraternite in duplice fila portano sul capo la corona di spine, in mano la torcia accesa, la cordicella al collo. Un silenzio quasi surreale, interrotto soltanto dalle sommesse preghiere del popolo commosso, fa da scenario all’incedere dei due sacri simulacri, opere dello scultore paternese Giacinto Gioco.

Annunciata da grandi scampanii, arriva la domenica di Pasqua: è la grande, gioiosa festa della Resurrezione, il mistero su cui si fonda l’intera religione cristiana!

La Collina Storica accoglie con trionfo il Cristo Risorto con la bandiera bianca, simbolo di Pace universale, la vittoria della vita eterna sulla morte corporale, che “esce” dalla Matrice ed inizia la Sua processione verso il fondovalle, accompagnato festosamente da numerosi fedeli e, soprattutto dai coltivatori diretti, organizzatori della Festa del Risorto. E’ il “Signore risuscitato”! … Dicono i nonni ai bambini e alle bambine, ancora impressionati, nella loro memoria, dalla statua del Cristo Morto.

L’atmosfera di festa prosegue con una pratica di conferma e rinsaldamento dei legami sociali e del senso di appartenenza alla comunità locale: la scampagnata fuori porta.

A corollario dei riti religiosi, a Paternò sono stati promossi anche momenti di carattere culturale che si sono configurate in manifestazioni artistiche di grande spessore sociale, mirate a recuperare le tradizioni popolari che nel tempo si sono dimenticate e per far sì che anche i più giovani possano riscoprire le proprie radici. Non a caso, è stata allestita aPalazzo Alessi “ Paternò in una Cartolina” una mostra fotografica e di disegni del Centro studi e ricerche U.P.I.S  in collaborazione con gli Istituti scolastici della Città. Per il II anno consecutivo, visto il successo dello scorso anno,  si ripropone Pascha, passaggio dalla morte alla vita, ovvero un percorso itinerante fra arte e devozione, realizzato dalla Pro Loco, dal  Comune di Paternò e dalla parrocchia Santa Maria dell’Alto.

Pascha è un evento culturale legato alle tradizioni Pasquali, in grado di coinvolgere le attività turistiche e produttive del territorio ma soprattutto i nostri beni culturali, affidando all’arte in ogni sua espressione, la realizzazione della Via della Croce. Per realizzare ciò sono state individuate chiese (non parrocchie) nel centro storico di Paternò realizzando un circuito ad anello. Le istallazioni all’interno di ogni Chiesa saranno curate da 28 Artisti altamente qualificati, che cureranno in maniera assolutamente libera la raffigurazione della stazione assegnatagli, le istallazioni saranno accompagnate da riflessioni e meditazioni in siciliano scritte in gigantografie attinenti alla stazione di riferimento. Le riflessioni sono tratte dall’Opera in Versi “La strata di la Cruci”  del Maestro Turi Marchese. Il Teatro Giovane Turi Pappalardo, sempre in collaborazione con il Comune di Paternò, con l’A.R.S. e la parrocchia Santa Maria dall’Alto, propone “Crucifixus” un’opera dalle forti emozioni. E ancora, una mostra fotografica con le bellissime foto artistiche di Giuseppe Barbagiovanni, presso la chiesa di S. Domenico al Rosario che documentano il percorso storico della pasqua paternese e tante altre manifestazioni ed iniziative del Cartellone Pasqua 2015, un cartellone  veramente di notevole spessore culturale.

Agata Rizzo

Agata Rizzo

Insegnante di scuola dell’infanzia nel IV Circolo Didattico “Michelangelo Virgillito” di Paternò, II Collaboratore del Dirigente Scolastico e Responsabile della Scuola dell’infanzia.
Referente del progetto Pari Opportunità “Bambine e bambini, uguali…ma diversi”, da 10 anni coordina il giornalino scolastico “La Gazzetta RosAzzurra” sul tema delle pari opportunità e della genitorialità, diretto alle famiglie degli alunni. Negli anni ha collaborato con riviste del panorama pedagogico nazionale quali “Scuola Materna”-Ed. LA SCUOLA- e “Infanzia”-Alberto Perdisa Editore.
Nel 2006 è risultata II finalista con il progetto sulle Pari Opportunità “Bambine e bambini, uguali…ma diversi” al I Premio “Piccolo Plauto”, edito dalla Rivista Infanzia e dall’Università di Scienze dell’Educazione di Bologna.

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