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“I Malavoglia” di Verga al Teatro Elfo Puccini di Milano

Mer, Mar 29, 2017

Spettacolo

La regia di Guglielmo Ferro esalta la morale antiprogressista e lo scontro generazionale

C’è il sapore di un Sud dalla dimensione atemporale ne I Malavoglia di Guglielmo Ferro (produzione Progetto Teatrando), in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano dal 14 al 19 marzo. Ne viene raccontata una terra mitica da cui è difficile staccarsi; si tratta di un mondo che rifugge il mostro del progresso e che è terreno di un sempiterno scontro generazionale tra giovani che vogliono partire e cercare fortuna altrove e anziani legati indissolubilmente alla propria terra.

Nella rielaborazione drammaturgica, Micaela Miano centralizza lo scontro tra Padron ‘Ntoni, il patriarca della famiglia Toscano (soprannominata “Malavoglia”), pescatori da generazioni, e il giovane nipote ‘Ntoni che vorrebbe partire verso il “Continente” per trovare un lavoro, farsi una posizione e sollevare le sorti della propria famiglia.

Nel primo romanzo de Il ciclo dei vinti, Giovanni Verga aveva raccontato la storia di una famiglia di pescatori di Acitrezza di fine ‘800 che, in un particolare momento di difficoltà economiche, decide di provare a migliorare le proprie sorti intraprendendo una nuova attività; gli affari però vanno male e la famiglia va incontro ad una serie di terribili disgrazie. Nella versione scenica viene rispettato l’impianto tradizionale del romanzo esaltandone la morale antiprogressista di Verga e (come già detto) lo scontro generazionale tra i due ‘Ntoni.

«Fai il mestiere che sai che se non arricchisci camperai.»

  È, infatti, il motto di Padron ‘Ntoni, una frase che ripete spesso rimanendo ancorato alla sua Acitrezza, alla sua famiglia ritenuta un bene sacro. Per il patriarca verghiano il progresso è mostro da tenere lontano anche quando la crisi incombe, la famiglia e l’onore vanno invece difesi e allontanarsi dalla propria casa è un tradimento anche se ci si allontana proprio per aiutare i propri cari.

Enrico Guarnieri interpreta un Padron ‘Ntoni carico del peso degli anni ma anche di una saggezza popolare che rendono il personaggio vigoroso e autorevole all’inizio della pièce, reazionario ma lucido e lungimirante nell’affrontare le sventure, nostalgico e speranzoso prima di abbandonarsi alla follia che lo accompagnerà alla morte.

Rosario Minardi riveste di tratti contemporanei il giovane ‘Ntoni, il primo ad allontanarsi da casa perché lo stato italiano, da poco formatosi, aveva introdotto la leva obbligatoria, una misura che, insieme alla tassa sul grano, contribuiva a renderla un’istituzione mal vista in Sicilia.  ‘Ntoni è il figlio maggiore dei Malavoglia e la sua partenza verso Napoli priva di forza-lavoro la famiglia, inoltre la vita di città è dispendiosa e induce il giovane a chiedere denaro a casa per soddisfare i suoi vizi. Tornato nella sua Acitrezza, in una casa colpita da sciagure, insofferente alla situazione, fatica ad accettare la posizione reazionaria del nonno. È forte in lui la smania di successo, il desiderio di ricchezza e benessere che lo conduce a frequentare cattive compagnie ed infine ad attraversare la strada verso la dannazione. Minardi fa del giovane ‘Ntoni un personaggio attuale, rende la sua insofferenza e la sua frustrazione sentimenti moderni, la sua discesa agli inferi ben rappresentata dall’alcol e dalla vita notturna e brada ne fanno un antieroe contemporaneo.

Tra gli altri personaggi si segnala il brigadiere Don Michele, corteggiatore di Lia, la figlia minore dei Malavoglia, interpretato da Mario Opinato che interpreta in modo impeccabile l’uomo elegante e galante che causerà suo malgrado l’ultima disgrazia della famiglia Toscano. Con grande versatilità Mario Opinato interpreta anche Mastro Turi.

Ottime le interpretazioni della componente femminile del cast, spesso impegnata in piccoli canti dialettali dalla funzione didascalica che donano colore alla pièce.

Protagonista silenzioso ma imponente è il mare, la scenografia ne fa percepire i contorni attraverso le luci, il suo colore scuro e minaccioso ma anche la sua grandezza e il suo movimento eterno. Una costruzione in legno riproduce sul palco la Provvidenza, la barca dei Malavoglia, simbolo del nido familiare, i cui effetti estetici e didascalici sono notevoli, e c’è la casa del nespolo che non viene rappresentata fisicamente ma a cui i protagonisti guardano con una nostalgia che ricorda quella della famiglia in decadenza de Il giardino dei ciliegi di Cechov.

Guglielmo Ferro attinge al classico verghiano per mettere in scena una vicenda contemporanea, in cui la crisi, il destino avverso, la smania di progresso e la disgregazione della famiglia e delle tradizioni ci ricordano che la storia è fatta di corsi e ricorsi; che è maestra di vita. L’uomo però, spesso, non è un buon alunno.

 Tutti gli attori intrepretanobene il proprio ruolo: Ileana Rigano (Maruzza), Vincenzo Volo (Agostino), Nadia De Luca (Lia), Rosario Minardi (N’toni), Francesca Ferro (Mena), Rosario Marco Amato (Bastianazzo/Rocco Spatu/Avvocato Scipioni), Vitalba Andrea (La Mangiacarrubbe), Turi Giordano (Don Gianmaria), Pietro Barbaro (Zio Crocifisso), Giovanni Fontanarosa (Don Fortunato Cipolla), Giovanni Arezzo (Alfio Mosca), Gianmaria Aprile (Alessi Bambino), Verdiana Barbagallo (Nunziata), Gianni Sinatra (Luca).

 Laura Timpanaro

Le foto sono del Teatro Elfo Puccini di Milano

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Laura Timpanaro

Laureata in Lettere moderne, dal 2007 ha iniziato a scrivere per diverse testate locali, free press cartacee e telematiche, occupandosi principalmente di cultura e spettacoli e di cronaca locale. Ha collaborato anche con l’emittente televisiva “Video Star”. Appassionata di teatro, sia lirico che di prosa, adora in particolare il teatro contemporaneo. Si è specializzata in Filologia Moderna a marzo del 2012 discutendo una tesi su l’“Amleto” di Carmelo Bene. Segue molto anche il cinema: i suoi registi preferiti sono Kubrick, Fellini ed Almodovar. Altre sue passioni sono il fitness e i viaggi.

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