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“Piccoli crimini coniugali” di Schimitt al “Musco” di Catania

Ven, Feb 28, 2014

Spettacolo

Un’eccellente messa in scena che porta il dramma della vita di coppia

Piccoli crimini coniugali ed un’arte teatrale che tocca i suoi vertici: nel testo di Eric-Emmanuel Schimitt, nella recitazione dialogata di Elena Giusti e di Paolo Valerio, nelle musiche di Germano Mazzocchetti. Lo affermo dopo aver visto lo spettacolo (la sera del 28 gennaio 2014) al Teatro “Musco” di Catania (per lo Stabile etneo) a guida registica di Alessandro Maggi e la produzione della “Fondazione Atlantide Teatro Stabile di Verona”.

Due soli personaggi, Lisa (moglie) e Gilles (marito), in un lancio e rilancio di reciproche colpe di un amore contrastato, fra recriminazioni fino al “TI AMO E ALLORA MUOIO” che, apparendo in scena, a caratteri cubitali, in un cartellone sbandierato dalla moglie, nella seconda parte della commedia, vi rimane fino a chiusura di sipario a giusta chiave per comprendere la forza di un amore rovinosamente fatale, il quale dura, da 15 anni, come indelebile catena di abitudini forzate in una coppia che emblematizza il vicendevole gioco di vittima e di carnefice; quasi esigenza genetica dello stato matrimoniale. Tutto questo in un lui che ha perso la «memoria», che «ragiona ma [che] non ricorda»; in una lei, la quale, ricostruendo la loro storia matrimoniale, cerca «di oscurarne le ombre». Ne nasce, quindi, «un giallo coniugale», ben raccontato anche dalle musiche di Germano Mazzocchetti, in ritornello per pausare il dialogo e in più ricchezza di note nel preludio e in altre sequenze di dialogo.

La Commedia, un atto unico che ritorna alle ormai disuse unità aristoteliche (luogo tempo azione), ha quindi al centro una coppia che si muove in un intricato e sospettoso rapporto spinto dai recessi eccessi di vite che vivono un’intesa conflittuale fino a sentimenti distruttivi, condizioni necessarie della conservazione/sopravvivenza del proprio sé. «Ecco la vita coniugale, un’associazione di killer che si accaniscono sugli altri prima di infierire su loro stessi, un lungo cammino verso la morte che lascia la strada costellata di cadaveri. La coppia giovane è una coppia che cerca di sbarazzarsi degli altri. La coppia vecchia è una coppia dove ognuno cerca di sopprimere il proprio partner. Quando vedete un uomo e una donna davanti al sindaco o al prete, chiedetevi chi dei due sarà l’assassino.» Qui il fondo dell’anima di Gilles, scrittore di gialli, che si riflette in una delle sue opere: «Piccoli crimini coniugali», duramente rinfacciatagli dalla moglie. Ma anche Lisa, che sembrerebbe odiare i romanzi del marito, sotto sotto, ha qualcosa di distruttivo nella sua indole, tant’è che proprio lei, in involontaria difesa, sta per uccidere il marito che finisce in ospedale per avergli procurato un trauma cranico. Quindi poi – ritornando a casa (inizio dell’azione scenica) – tutto lo sviluppo della vicenda: dalla bugia della moglie sul legame perfetto per ricostruire una vita d’intesa al non ricordarsi (anche a propria difensiva strategia) di lui; e quindi verità a metà, gelosie e rancori rimossi o taciuti che caratterizzano un lui distante da lei, una lei frustata in autodistruzione che cede all’alcool.

Ma il tutto, poi diventa un po’ comico nelle battute finali, quando la coppia vuole riappropriarsi della serenità perduta, sicuramente astratto idillio, ritornando al momento del primo incontro, ma scambiandosi i ruoli. Dice Lisa che poi è Gilles: «Ogni frase mi provoca un brivido lungo la schiena, mi sento il cervello intorpidito, ho tutti i sintomi di un malessere che si chiama attrazione irresistibile.»

Alleluia anche alle scene di Marta Crisolini e alle luci di Enrico Berardi che hanno saputo fare la loro parte nel raccontare un dramma (si suppone!) a lieto fine,

Pino Pesce

Già docente di Materie Letterarie negli Istituti Superiori di II grado, si occupa di iniziative che promuovono l’arte e la cultura e/o che riguardano tematiche di forte valenza sociale. Si è anche occupato della divulgazione attraverso giornali vari del folclore, della tradizione e della storia della Sicilia e in particolare di Motta, di cui (come Assessore alla Cultura pro tempore) ha realizzato il volumetto Motta Sant’Anastasia, Guida alla città (Le Nove Muse Editrice,1999).
Dal 1995 al 2000, si è attivamente impegnato nel Rione “Panzera” del paese natale (rinomato in Italia e all’Estero per il gruppo degli Sbandieratori, pluricampioni d’Italia), di cui è stato Presidente dell’Associazione Culturale dall’aprile del 1995 all’aprile del 1998.
Nel 1997 (in occasione della “Festa Grande” in onore della Patrona Anastasia) ha scritto Trapasso di Sant’Anastasia, una sacra rappresentazione negli anni riproposta anche in occasione delle “Feste Medievali”, interpretata e diretta anche da nomi nazionali. Dal 2014 si è dedicato al teatro con interessanti e coinvolgenti rielaborazioni teatrali di cui ne ha curato anche la regia che hanno riscosso un rilevante successo, come “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello e “Rosa Balistreri – A memoria di una Voce”.
Ha curato la presentazione di autori del mondo dell’Arte e della Letteratura e di video documentari a sfondo culturale e sociale, curandone il testo e la regia, che gli hanno procurato (avendoli proposti per le Scuole Medie Superiori) riconoscimenti anche dal Ministero della Pubblica Istruzione.
il professore, collaboratore di quotate riviste culturali: Biologia Culturale, diretta da Gino Raya (uno dei maggiori filosofi e letterati del Novecento, ricordato di recente dal Corriere della sera, dove Pesce veniva annoverato fra i suoi discepoli) ) e Netum, diretta da Biagio Jacono, ha negli ultimi anni, diretto La Svolta, periodico d’informazione e di cultura, e l’Alba, mensile cartaceo d’arte cultura e società, attualmente giornale on line.

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