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La festa patronale di Sant’Anastasia a Monastero di Lanzo

Gio, Nov 8, 2012

Attualità, Cultura&Società, Eventi

Antiche tradizioni e fede in una piccola comunità montana del torinese

Da antica data, a Monastero di Lanzo (Torino) la terza domenica di novembre, si celebra la festa patronale di Santa Anastasia. I festeggiamenti racchiudono diversi aspetti religiosi e culturali, uno dei quali è la rievocazione di antiche tradizioni che, pur avendo subito mutazioni, dovute al passare del tempo e delle mode, sono giunte fino a noi a testimoniare come in un piccolo mondo montano sia importante sentirsi attaccati alla terra ed alle proprie origini.

La festa, che non si limata alla sola domenica, si protrae per 4 giorni. Quest’anno va da venerdì 16 a lunedì 19.  Durante le quattro giornate verranno riproposte le caratteristiche tradizioni dei Priori, del pane della “Carità” e dei galeit beneaugurali.

I festeggiamenti prevedono anche momenti musicali e gastronomici che riconducono agli antichi sapori di un tempo.
La domenica mattina sarà invece dedicata alla parte religiosa con la Santa Messa solenne, la processione in onore di Sant’Anastasia ed il bacio della reliquia.

Domenico Cabodi

                                                            *

Il luogo e la Santa.- Anastasia è una santa perlomeno inconsueta, per non dire sconosciuta, nell’area piemontese dove tracce del suo culto si trovano in sole sette località ed una sola parrocchia è a lei dedicata: quella di Monastero di Lanzo, in provincia di Torino.

Monastero è un piccolo comune delle Valli di Lanzo, zona montana della provincia di Torino confinante con la Francia i cui paesi hanno avuto vicende storiche comuni, a partire intorno all’anno 900 dall’opera di sviluppo religioso, sociale ed economico svolta dai monaci benedettini che facevano capo alle Abbazie di San Mauro di Pulcherada e di San Giacomo di Stura.
Proprio ad opera dei monaci benedettini il culto di Santa Anastasia è stato introdotto da noi intorno all’anno mille, con la dedicazione del priorato femminile che qui fondarono.
Di questo priorato, a cui deve il nome il Comune di Monastero, non resta più nulla se non nella toponomastica locale con la denominazione “Cà del Munie” (Case delle monache) attribuita ad alcune costruzioni della frazione capoluogo.
Dell’epoca benedettina è anche il campanile romanico, assai ben conservato mentre la chiesa parrocchiale dedicata alla Santa, che ha subito diversi rimaneggiamenti, si presenta oggigiorno con emergenze artistiche di stile barocco piemontese.

 La devozione dei monasteresi alla loro Santa Patrona è sempre stata molto forte ed è tuttora viva anche se il paese si è spopolato, in particolare nella seconda parte del novecento.
Uno dei modi in cui si estrinsecava questa devozione era quello di attribuire il nome della santa alle bambine al momento del battesimo. Nel panorama onomastico di Monastero ella comincia a figurare a partire dal 1620 accanto a nomi quali Maria, Anna, Margherita, Cristina, Domenica, Maddalena, Caterina, Giovanna, Antonia già diffusi in precedenza.
Anche successivamente, mentre acquistano importanza altri nomi quali Teresa e Rosa, continua a sussistere anche Anastasia, che diventa Giota, Stasìa, Stasiota nella nostra parlata francoprovenzale.
Negli ultimi cinquant’anni però la pratica di attribuire il nome della santa patrona alle neonate è caduta in disuso ed il nome è portato solo più da pochissime donne anziane.

 Onore a Santa Anastasia veniva anche reso mediante la realizzazione di oggetti artistici conservati nella chiesa parrocchiale ed utilizzati nel culto a lei riservato.

(dalla relazione tenuta da Domenico Cabodi in un convegno a San Pietroburgo, 23/ 25 giugno 2010).

Redazione l’Alba

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